Son così felice che mi par di sognare

di Andrea Sardi

Son così felice che mi par di sognare

Entonces la felicidad sólo existe en un sueño, ¿no?

CAFE’ DOMINGUEZ – Rammento queste parole: “Noi siamo della stessa sostanza di cui son fatti i sogni e la nostra vita è circondata da un sonno” [W. Shakespeare, “La Tempesta” (atto IV)] e fan capolino le note di Garúa, scritte da Aníbal Troilo per accompagnare le parole di Enrique Cadícamo, il poeta delle ombre “… la notte sembra un pozzo di ombre ed io tra le ombre cammino lentamente, mentre la pioggerellina fitta si fa più intensa, con le sue gocce pungenti, sul mio cuore…[sono] come un fantasma che nelle ombre sempre più la cerca, sempre più la chiama…” [Garúa, Tango 1943].

Dov’è allora felicità, in questa vita d’ombre, una vita che per altri versi (e altri tanghi) è ora un gioco d’azzardo nel fluire del tempo, ora un viaggio, ora una lotta?

E’ nell’amore e nel domani, realtà illusorie ed impalpabili che attendiamo, affinché quel sogno, che oggi ci rende felici, si realizzi pienamente.

Sì, perchè è il sogno, così come l’illusione d’averlo raggiunto, che rende felici, no?

Nell’attesa che si realizzi il sogno, il cuore si infiamma, felice: “Accarezza il mio sogno il dolce mormorio del tuo sospiro, ecco come ride la vita, se i tuoi occhi neri mi vogliono guardare! E se la tua risata leggera è rivolta a me, come un canto acquieta ogni mia ferita. Tutto, tutto è dimenticato.!…. Il giorno che mi vorrai, la rosa che adorna si vestirà di festa con il suo colore migliore… Al vento le campane diranno che sei già mia e le fontane impazzite mi racconteranno il tuo amore…” [El día que me quieras [Canción 1935 Música: Carlos Gardel Letra: Alfredo Le Pera]

Anche se, qualunque cosa sia nel presente, come ben sappiamo, non durerà per sempre. Così come sappiamo che in ogni amore si nasconde il tradimento delle aspettative.

Così, nel ricordo, il sogno infranto o mai vissuto, la felicità sfiorata o mai raggiunta, si tingono di nostalgia: νόστος, ritorno, e άλγος, dolore; “dolore del ritorno” in un luogo emotivo perduto o mai vissuto.

“.… Da quel passato fiorito. da millenovecentoundici, viene il ricordo caro…” [Pasado florido, Tango, Musica: Enrique Cadícamo, Letra: Enrique Cadícamo], “… Tornare, con la fronte rugosa, e la neve del tempo che ha imbiancato le mie tempie. Sentire che la vita è un soffio, che vent’anni son niente, che febbrile lo sguardo, vagando tra le ombre ti cerca e ti chiama. Vivere, con l’anima aggrappata ad un dolce ricordo, che piango di nuovo… [Volver, Tango 1935, Música: Carlos Gardel, Letra: Alfredo Le Pera].

Così, senza saperlo, il tango va a braccetto con Shopenauer e Miguel de Unamuno: “Il nostro pensiero di una felicità futura è sempre chimerico: ora c’inganna la speranza, ora ci delude la cosa sperata.” (A. S.) dice l’uno, e l’altro risponde “Uno dei vantaggi del non essere felici è che si può desiderare la felicità” (M. de U.).

Poi fa capolino questo tango contempraneo, né nuevo né tradizionale. Un’invocazione alla felicità “…Felicità, ho bisogno di trovarti, dalle mie nebbie oscure, delle mie notti senza una rotta, salva il mio cuore. Felicità, volevo innamorarmi, volevo ciecamente aggrapparmi a quell’illusione …”.

E a questo risponde un tango classico: “Insieme, sempre insieme un unico cuore con l’amore di entrambi. Quindi, per te ho sognato, così come hai sognato tu, come ho vissuto invocandoti. Io vivo perché tu vivi e condivido la tua preoccupazione. Rido nel vederti sorridere, sogno i tuoi sogni e la ninna nanna della tua voce è una canzone per entrambi. La mia felicità sarà dove tu sei. La tua felicità l’avrai nelle mie mani…”.

“Quando?” ti chiedi con il cuore che freme, oscillando tra oblio e speranza. “Qual’è il tempo in cui avrò la mia illusione di felicità?”.

E ti rispondono due autrici (caso raro nel mondo del tango!) “Guardando la Buenos Aires di un altro tempo passato, non dico che un tempo fosse meglio…Nella nebbia inquieta del Riachuelo che attende quel ricordo che abbracciasti, la musica sgrana come una preghiera i chicchi di un rosario senza più Dio… Ma quegli stessi ritmi contano le cose: boccioli di coscienza quasi sbocciati che ritornano, senza mai dimenticarlo, al tango vivo sempre, per battere quel tempo che è oggi”. [De otro tiempo”, Tango, Música: Liliana Vinelli, Letra: Nélida Puig].

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